Mi scuote
l'ampio respiro del mare
fin qua sù
dove il vento
percuote le ginestre
e serpeggia tra le case nebbiose
anch'io accetto
di essere nebbia,
senza ansia
senza dovermi comprendere,
così per paura
ombre lunghe
pensieri veloci
sui muri pietrosi,
profumi che arrivano
all'anima
dapprima indistinti
e poi
si sciolgono in pianto
la mia entità:
nessuna
libera come libellula
dal corpo sgraziato
respira l'anima
l'aria frizzante
densa di erba e di paglia
e una pace pacata
spiazzante
mi avviluppa e riscalda:
non mi sono più estranea
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