Cascine dai muri sconnessi
e l'erba spaccava le crepe,
i piccoli piedi giocosi
nascosti da zoccoli grandi.
Un cesto di paglia intrecciata,
farcito di more e di fiori,
compagno di gaie escursioni
nel tempo del gusto alla vita.
Di lato del pozzo sostava
ancor lacrimando la brocca,
sbeccata nell'ardua fatica
di toglier dell'acqua alla terra.
Canzoni cantavo e coglievo
le viole, le spighe e le fresie,
amiche danzanti per l'aria
farfalle esaltate di sole.
Profumo d'estate al podere,
fragranza d'antichi sapori,
l'odore del latte e del cacio,
del pane a scaldare nel forno.
Spingevo i miei sogni più in alto,
ancora più in su delle nubi,
cercando al mio cuore uno spazio
di fragole e di paradiso.
Il primo rondone volava
cercando quel nido lasciato,
nel cielo arabeschi pittava
garrendo al suo tetto in attesa.
E il ponte, ricordo da sempre,
fra due grandi cuori consunti,
recava col gesso la scritta...
"se torno dal fronte ti sposo".
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