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Trevico
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Nell'anno 303, sotto l'impero di Diocleziano, ebbe inizio la persecuzione dei cristiani. Il periodo storico, noto come
epoca di sangue, fu caratterizzato dalla persecuzione di tutti coloro che professavano il Cristianesimo attraverso
torture ed esecuzioni di pene di morte in pubblico, per incutere timore.
In quest'epoca visse Euplio, un giovane Diacono che portava sempre con sè il libro dei Vangeli dal quale attingeva forza, luce e calore per la società alla quale manifestava apertamente il suo credo. Gli atti del suo martirio sono contenuti in dieci codici, il più importante dei quali appartiene al secolo XI ed è custodito nella Biblioteca Nazionale Parigina. Esso contiene i frammenti dei due interrogatori cui fu sottoposto Euplio dopo essere stato imprigionato il 29 Aprile del 304 dopo Cristo. Davanti al tribunale di Calvisiano, Governatore della Sicilia, Euplio si presentò con i Vangeli tra le mani, nonostante gli ordini del tempo di consegnare i libri sacri nelle mani dei commissari pagani per bruciarli, e si professò ad alta voce cristiano e pronto a morire per la fede di Gesù Cristo. Così, fu imprigionato in una cella oscura e lurida per tre mesi e dodici giorni, fino al 12 agosto quando fu chiamato per il secondo interrogatorio. Davanti al Tribunale dichiarò che nulla aveva da aggiungere alla prima dichiarazione. Egli era Cristiano, studiava la Sacra Scrittura e non poteva abbandonarla, anche a costo della vita, perché quelle scritture, contenevano la vita eterna.
Calvisiano lo fece fustigare a lungo e più volte lo invitò ad adorare gli Dei, per salvarsi dalla morte, ma egli non
rinunciò all'amore per il suo Dio e così fu condannato alla decapitazione per aver disprezzato gli editti degli
imperatori, per essersi dichiarato Cristiano e per aver serbato libri perniciosi. Diocleziano ordinò, inoltre, che gli
fosse appeso al collo, per vergogna, il libro dei Vangeli. Giunto al luogo del supplizio, Euplio rivolse qualche parola
ai fedeli, si inginocchiò, pregò a lungo, poi si levò e presentò il capo al carnefice che glielo troncò. I cristiani
raccolsero quel corpo, lo cosparsero di balsami e lo seppellirono. Quel punto divenne la meta di pii pellegrini e fu
consacrato il nome di S. Euplio nel giorno della sua morte, il 12 Agosto.
Intorno all'anno mille, poiché i corpi dei santi venivano rubati dagli stessi cristiani perché considerati tesori inestimabili, molte città mandarono a Roma le reliquie affinché fossero custodite sotto gli occhi dei Pontefici. Molti studiosi ritengono che il corpo di Sant'Euplio rimase a Catania fino al 975 e che probabilmente, qualche cittadino trevicano, milite delle legioni romane, potrebbe aver portato il corpo da Roma a Trevico intorno all'XI secolo, quando Trevico divenne sede vescovile. La leggenda narra di un soldato che, salendo a Trevico, portava con sé un'urna con le reliquie di S. Euplio. Giunto nella Contrada Pescarella l'urna si rese così pesante che non poté andare oltre. Avvertitone il Clero, questo si portò processionalmente alla Pescarella e così il corpo del Santo fece l'ingresso in Trevico e nella Cattedrale. Certo è che nel 1284 S. Euplio era già patrono di Trevico e ci risulta da uno strumento col quale si faceva obbligo al vescovo Rinaldo di offrire ai canonici alcuni pranzi in determinate date fra cui in quella della festa di S. Euplio, 12 agosto di ogni anno. Nel 1608, il Vescovo Mezzamico nella sua Relazione ad limina sosteneva che nella Cattedrale si veneravano il capo di S. Euplio ed altre reliquie. Nel 1655, Suor Faustina Loffredo, figlia del Marchese di Trevico, scrisse una lettera in cui diceva che le reliquie di S. Euplio erano custodite a Trevico in un'urna conservata sotto l'altare maggiore e che, il 12 agosto, veniva portata in processione sulle spalle da due sacerdoti vestiti di rosso.
Fino all'invasione dei saraceni, Euplio fu molto venerato dai catanesi che, nel 1654, chiesero una reliquia alla città
di Trevico. Suor Faustina Loffredo, figlia del Marchese di Trevico, convinse il vescovo del tempo, Mons. Donato Pascasio,
a donare un osso del martire ai Padri della Compagnia di Gesù di Catania. La vicenda è narrata in "Memoria storica sopra S. Euplio" di Mons. Giuseppe Montieri, del 1829. Nel 1656, dopo il Consenso della Sacra
Congregazione dei Vescovi, l'osso, corrispondente secondo gli anatomisti di Catania, ad un grosso frammento dell'estremità
superiore di una delle ulne o delle tibie, arrivò a Catania dove fu accolto con grandi festeggiamenti. Durante la seconda
guerra mondiale, la chiesa di S. Euplio a Catania venne distrutta. Alcuni anni dopo, l'Arcivescovo Mons. Giulio
Bentivoglio, venne in pellegrinaggio a Trevico per venerare il Santo catanese ed in quell'occasione chiese ed ottenne
una piccola reliquia del santo corrispondente, probabilmente, ad un dito del Santo, secondo quanto dice la canzone
travicana ad esso dedicata.
Nel 1821 fu tentato un furto dell'urna contenente le reliquie del Santo e da allora la si conservò nella cappella gentilizia dei Signori Petrilli. Attualmente, l'urna in argento, del 1703, è custodita in una nicchia sovrastante l'altare laterale destro della cattedrale ed è protetta da una grata di ferro. Nella nicchia sovrastante è custodita la statua di S. Euplio. Nel 2008, il parroco Don Michele Cogliani ha curato la realizzazione di un reliquiario in bronzo realizzato dal sacerdote-artista Battista Marello. Nel 2009 l'artista catanese Carmen Arena, ha donato, in occasione della festività di S. Euplio, una tela dipinta ad olio che raffigura il Santo Martire. Numerose sono le notizie di miracoli operati per intercessione di S. Euplio ma non esistono documenti in merito. Tracce del culto di S. Euplio si ritrovano in diverse città d'Italia e perfino in Francia. La festa dedicata al Santo Patrono si celebra il 12 agosto, con una folla di fedeli provenienti da tutta la Baronia, ed è preceduta dalla novena che inizia il 3 agosto con recita del rosario, celebrazione eucaristica e riflessione sulla identità del Santo. Durante la messa solenne, accompagnata da Canti corali, viene esposta l'urna contenente le reliquie del Santo, portate in processione insieme alla statua. Anticamente, la processione veniva preceduta da carri trainati da buoi, colmi di covoni di grano addobbati dai contadini del luogo. Le offerte ricavate dal grano, oltre che per le spese della festa, venivano utilizzate per opere di assistenza ai poveri. Negli ultimi anni la festa ha visto la presenza anche di gruppi di devoti provenienti da Catania e Francavilla di Sicilia per la venerazione delle reliquie del Santo, loro compatrono. Tra il 2004 ed il 2005 diverse pubblicazioni e convegni hanno animato le celebrazioni del XVII centenario del martirio del Santo. Inoltre, una ricognizione scientifica sulle reliquie, condotta dal Prof. Mallegni, ha rilevato che i frammenti ossei appartengono effettivamente ad un individuo giovane che ha subito lesioni traumatiche, risalenti al periodo in cui visse il martire. Contatti | Copyright | Privacy Policy |
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