(Dedicata alle contadine delle bellissime campagne italiane)
Da sempre t'accompagna quel profumo
che sa di pane e pur di masserizie,
di olive da raccogliere pei campi,
di zolle dure da mutare in cibo.
Donna, da sempre, tu, donna soltanto,
che sfidi il vento e la stagione morta,
rubi all'ortica per gioir del grano,
chiedi attenzione che ti vien negata.
Brucia quella tua pelle al sol d'agosto,
lise, le vesti sanno di spighetta,
fra solchi antichi, ma pur sempre nuovi,
preme il tuo piede dal calzare rozzo.
Il vento che scompiglia i tuoi capelli
e asciuga calde gocce di sudore,
ti porta della terra il carme antico
e delle fate, tutte, l'esperienza.
Sei donna, sei la maga e pioniera,
canti le gemme e poi, l'ardir dell'olmo,
parli ed ascolti il gorgogliar del fiume
mentre stormir di fronde è il tuo respiro.
Non turbi di natura il gran silenzio
poiché la pace è il rifiorir di viole,
poi dei ciliegi in fior cogli l'odore
e agghindi i seni tuoi con rose e fresie.
Affanni che si alternano a stagioni
e la mestizia cede il posto all'opra,
la tua canzone intona al grande amore
e scende risuonando per le valli.
La strada è ancora lunga ed i calzari,
nel logorar il tuo cammino e il tempo,
si fanno beffe della notte e il giorno,
in quei silvestri prati e ghiaccio e neve.
Donna del solco, amante del vigore
e dell'agreste vita naturale
sei foglia, sei ranuncolo, sei vera
al tuo passar... corteggia primavera.
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