In equilibrio giace e a perpendicolo;
comincia a sfrangiarsi ubriaca
con alterna cadenza e poi più intenso
il moto si fa; lento cede alla quiete
d'intorno e torna stanca allo stallo
di partenza;
e si ripete il moto e la pausa,
l'onda e la risacca,
il guizzo e l'abbandono.
Ed io come te, cima dell'albero
che da casa contemplo a me vicino,
pencolo incerto di qua e di là,
e certezza vera è che tra tante
oscillazioni ben è il tronco esile
fitto alla radice che solida sfida
la furia del vento e non si flette.
Ed è il tuo moto il male sviato
che minaccia l'animo e il mondo,
pur se il cuore del bene appetito
appena scalfito resiste e, a passi
decisi e ritmati, pulsa la vita
e la perpetua.
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