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Concorso Irpinia Mia 2016
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 Secondo Premio Premio Scola |  
 | Sezione Poesia |  
 IL RITO DELL’ADDIO NELLA CITTÀ DI COLORO CHE DORMONO |  
 | di Pulese Paola |  
 
   
 Sono stata ,Signore,
 nella città di coloro
 che dormono.
 Per un amico.
 Amico, perché per lui
 ho pregato
 E in lui, Signore, ho visto
 Il tuo soffrire.
 
 Ero lì e il muratore
 diligente
 costruiva il muro
 che lo separava dalla vita.
 Un muro lo ha collocato
 nell'eternità.
 
 Non sapevo più
 se eravamo noi
 a spingerlo via
 o se era lui
 a rinchiudersi nella nicchia
 di un suo segreto alveare.
 Per riposare.
 Per stare a meditare.
 Al di là di quel muro
 che lo custodiva.
 lo teneva riparato
 e  impediva 
 al vento di penetrare.
 
 Non so più, Signore.
 Non so più davvero.
 
 E il muratore diligente
 compiva la sua opera.
 Distaccato. Assente.
 E finché il muro fosse perfetto
 lo imbibiva d'acqua.
 Passava e ripassava la cazzuola.
 Attendeva e riprendeva.
 Nell'attesa accese una sigaretta.
 Poi rapido scese dall'impalcatura.
 Raccolse ogni cosa e ripulì il selciato.
 
 Il cielo splendeva di un tenero sole.
 Con gli occhi pieni di lui
 incredula la famiglia sostava.
 Il cuore sguarnito,
 senza difese davanti alla fortezza
 impenetrabile.
 E il lungo viale di cipressi.
 oscuro cordone ombelicale,
 riconduceva faticosamente alla vita.
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 | Zianigo (VE) 08/09/1990 |  
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       Recensione |  
      
      La poesia coniuga una componente descrittiva ed una componente concettuale, la prima rappresentata dall'immagine del muratore addetto alla tumulazione di un defunto, la seconda centrata sull'evento misterioso della morte.
A separare i due piani è il particolare del muro che si carica di significato profondo, è il muro che esclude la vita dalla morte e viceversa, che chiude una fortezza impenetrabile.
Dense di suggestioni le riflessioni sulla morte che sorprendentemente non comunicano tristezza ma al contrario veicolano un senso di pacata accettazione e di pace, una pace che stempera un contenuto difficile e si riflette nell'immagine conclusiva del viale di cipressi illuminati da un tenero sole.  
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      Maria Raffaella Calabrese De Feo  |  
 
  
 
		 
		
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